giovedì 26 luglio 2007

Irene - Parte 1

Irene si sveglia con un senso di malessere che la perseguita da giorni, rimane nel letto fino a quando non sente male dappertutto e allora si alza, in ciabatte attraversa la camera trascinando i piedi ed entra in bagno, si chiude e ci rimane mezz’ora. Quando esce è una persona diversa, pulita e pettinata. Irene apre l’armadio, si osserva nello specchio dell’anta e sbuffa, guarda e cerca qualcosa da mettersi, ecco, un cappello, ora va meglio. In vestaglia e cappello entra in cucina, dove il padre la guarda da sopra il giornale, cosa diavolo ci fa in vestaglia e cappello, pensa, povera Irene mia, pensa, e si rimette a leggere. Irene guarda nel frigo e prende un wurstel, il cartone del latte e una ciotola, beve il latte e mangia il wurstel, è buono ma si può fare anche meglio, domani proverà col parmigiano grattugiato. Irene si avvia verso la porta quando viene intercettata dalla madre, la riporta in stanza e le dice di scegliere qualche vestito, Irene pensa che sia una perdita di tempo, ma sceglie un paio di pantaloni beige e un maglioncino rosso. Bello il rosso. Ora può uscire. È una bella giornata. Ad aspettarla davanti al portone c’è Willy, che si chiama Francesco, ma guai a chiamarlo Francesco che si arrabbia. Willy è più giovane di lei, ma è tanto caruccio e quindi gli permette di accompagnarla quando esce, non parla spesso e a Irene piace proprio per questo, che se non hai nulla da dire stai zitto, questo è quello che pensa. E lui sta zitto, oh sì, però a volte parla, e quando parla dice cose bellissime. Tipo quella volta che l’ha guardata serissimo e le ha detto che se sorride è molto bella, allora lei non ha fatto che sorridere per tutto il giorno finché non ha iniziato a sentirsi stupida e ha smesso. Non bisogna mai sorridere troppo, ha pensato, poi diventa un’abitudine e perde di senso. Arrivati all’incrocio vicino al supermercato Willy la saluta, che deve girare a sinistra per prendere l’autobus, lei invece va dritto e attraversa la strada per andare in biblioteca.
Speriamo che non ci sia quello scemo di Pietro, pensa. Non le fa mai guardare i libri in santa pace, ha paura che li rompa. E invece c’è Francesca che si fa chiamare soltanto Francesca o se vuoi Franci ma non Willy o cose del genere, ed è simpatica e al contrario di Willy parla sempre, Sai Irene è appena arrivato un libro che dovresti assolutamente leggere, parla di una guerra medievale e di grandi signori feudali, le dice. Così Irene prende quel libro e altri tre che la colpiscono per la copertina vivace e piena di colori. Francesca è simpatica ma ha gusti orribili in fatto di libri, prende quello che le consiglia solo per non farle dispiacere, tanto poi non lo legge. Quando arriva alla cassa le dicono che non può prenderli tutti perché si è dimenticata di portare quelli presi la volta scorsa, che stupida, e sì che li aveva lasciati nell’armadio per ricordarseli, così quando avrebbe preso i vestiti vedendoli se ne sarebbe ricordata, e invece li ha lasciati nell’armadio. Tre libri, le dicono, ne devi lasciare uno, non le è mai stato facile scegliere, ormai la giornata è rovinata. Decide di lasciare il libro con meno rosso in copertina. È bello il rosso, pensa.

domenica 15 luglio 2007

Lungo il naviglio

Hanno liberato alcuni pesciolini rossi nel naviglio, li ho visti nuotare controcorrente un paio di settimane fa.
Una volta c'erano cigni e tartarughe ad abitarlo, ma ora ci sono solo alcuni pesciolini rossi che nuotano controcorrente.

sabato 14 luglio 2007

14 - Brivido, terrore, raccapriccio (quello vero)



Questa è una critica (non troppo riuscita) verso tutte quelle espressioni barbarizzanti che offendono l'italiano e sono un pugno nell'occhio per chi legge.
Critica che ormai si trova in qualsiasi blog per bene e che nel mio mancava, ho rimediato.



P.S. Non mi sembra ci sia bisogno di puntualizzare che il personaggio in nero non è di mia invenzione, è Cattivik, una creatura di Bonvi. Se non l'avete riconosciuto temo che non ci siano speranze per voi.