lunedì 22 gennaio 2007
lunedì 15 gennaio 2007
domenica 14 gennaio 2007
venerdì 12 gennaio 2007
giovedì 11 gennaio 2007
martedì 9 gennaio 2007
Human Nature (2001) - Michel Gondry
Eternal Sunshine of the Spotless Mind è stato uno dei film più belli del 2004 e in attesa del suo terzo lungometraggio, L’arte del sogno, in uscita tra due settimane, sono andato a ripescare il suo primo lavoro: “Human Nature”.
Sceneggiatura del genio Charlie Kaufman (oltre Eternal Sunshine, Il ladro di orchidee, Essere John Malkovic), che battezza l’esordio di un altro promettente regista dopo Spike Jonze, il film è un’ironica lettura sulla natura umana. I personaggi sembrano usciti da un album fotografico di Diane Arbus: una donna che per problemi ormonali è ricoperta di peli in tutto il corpo, un uomo cresciuto nella giungla dal padre che crede di essere una scimmia, uno scienziato fissato col galateo che insegna ai topi come ci si comporta a tavola, credendo così di poter salvare la razza umana.
Lila (Patricia Arquette) frustrata dal suo problema ormonale si rifugia nella giungla nascondendosi da ogni essere umano, fino a quando non conosce Nathan (Tim Robbins), scienziato pieno di traumi e complessi, che in seguito troverà lo scopo della sua vita nell’istruire ed educare un ragazzo-scimmia trovato nella giungla (un grande Rhys Ifans).
Surreale e divertente, con una punta amarognola, il regista francese confeziona un film pieno di personaggi estremi ed eccessivi, eppure così vicini ad essere veri, con idee confuse, irresoluti, ma pronti a rinunciare ai propri ideali e alla propria essenza pur di mantenere, od ottenere, relazioni sentimentali.
Puf, il ragazzo-scimmia, verrà infarcito da Nathan di nozioni insulse e insensate, che non servirebbero a nulla nella vita reale. Una volta assimilate le lezioni dello scienziato e civilizzato (pur non riuscendo mai a calmare del tutto gli istinti sessuali), Puf viene tragicamente e violentemente riportato nel suo habitat iniziale da Lila che pensa così di salvarlo.
Si nota in Gondry un’inaspettata incertezza soprattutto nelle scene della giungla, con effetti artificiosi che se voluti non so giustificare. Tuttavia queste pecche possono essere considerate marginali e non riescono a rovinare un film ben costruito, in cui uomo e natura sono in continuo conflitto e il raggiungimento di un equilibrio non è poi così scontato.
lunedì 8 gennaio 2007
Che i bravi ragazzi sono sopravvalutati, che poi una pallina da ping pong non aiuta nessuno.
Che se c’è troppa polvere si fa fatica a respirare ma si continua lo stesso.
Che cinque punti non reggono il confronto con un cappello che non vuol essere tolto, e qualcosa che si voleva mostrare con orgoglio negli anni diventa imbarazzo.
Che a volte rimani a guardare senza capire bene quel che succede e poi restano un modellino di plastica e dei colori sbagliati a distrarre per un paio d’ore.
Che a volte l’acqua della piscina è salata e il corpo immerso è pesante.
Che se qualcuno ti chiama per dire di andare di là, che ti deve parlare, allora sono brutte notizie.
Che a volte ci vorresti essere, e invece sei da qualche altra parte. A volte nemmeno lo sai che sei da un’altra parte, però qualcosa di strano lo senti ugualmente.
Che gli animi gentili disegnano delfini e sorridono sempre.
Che quando qualcosa non c’è, è proprio il momento in cui la desideri maggiormente.
Che tendi a perdere la memoria e ti scordi la strada, e ogni tanto dici domani ma intanto passano i mesi.
Che i temi di scuola ricordano che c’è chi fa diventare rosso come un peperone e chi sta accanto.
Che c’è chi una sola volta e c’è chi invece tante.
Che gli anni insegnano a sorridere.
Che alcune visite sono proprio inattese e si vorrebbe averle più spesso.
Che a volte si prega e altre si bestemmia.
Che è solo una questione di tempo.
Che ormai è tardi ma il camino lo accendiamo sicuramente la prossima volta.
domenica 7 gennaio 2007
Libri: Dicembre 2006
Libri acquistati Fernando Pessoa - Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares Charles Schulz - The complete peanuts vol. 1 e vol. 4 | Libri letti Cristopher Paolini - Eragon Charles Schulz - The complete peanuts vol. 1 e vol. 4 |
Woody Allen
L'idea di questa rubrica, che terrò mensilmente, è spudoratamente copiata dal libro di Nick Hornby "Una vita da lettore". Il libro non è altro che la raccolta degli articoli pubblicati sul "The Believer", rivista di critica letteraria degli stati uniti. Dato che: a nessuna rivista interessa sapere quello che leggo e tanto meno gli verrebbe l'idea di pagarmi per questo, io non sono un critico competente e sagace come Nick Hornby, non scrivo con lo stesso stile brillante, ma ho tanto tempo a disposizione, mi sono detto "massì, lo faccio anche io".
Il premio "Libro del mese" va sicuramente a Le tredici vite e mezzo del capitano orso blu, uno dei fantasy più belli degli ultimi anni, anche se, non conoscendo praticamente per niente il genere, l'affermazione mi viene più semplice e nello stesso tempo perde di credibilità.
Immaginate un orso blu, della specie degli orsi colorati, quasi del tutto estinti; immaginate un mondo antico, chiamato Zamonia, con deserti dolci, isole carnivore, tornadi eterni e sabbie mobili pensanti; popolatelo con le razze più straordinarie e bizzarre. E poi? e poi basta, ma vi sembra davvero così poco?
il libro è l'autobiografia delle prime tredici vite e mezzo di quest'orso(sì, perché gli orsi di mare ne hanno 27 di vite, non lo sapevate?), nato dalla schiuma di un onda (o caduto dal cielo come una stella) e lasciato vagare nel guscio di una noce in mezzo all'oceano.
Scritto con una semplicità di cui pochi sono capaci, pieno di invenzioni e di trovate divertenti. Poi ragazzi, in una pagina c'è scritta una sola parola, in verticale, ingrandita a prendere tutto lo spazio: BROMM!, che altro vi devo dire???
Che diavolo, in questo momento state buttando la vostra vita leggendo la sbobba che vi propino io, potreste aver già letto tre pagine di questo fantastico libro.
Poco sopra ho detto di aver letto veramente pochi fantasy, questo mese ne ho letti ben due, aumentando esponenzialmente la quantità. Eragon, scritto da quel mattacchione del Paolini, mi ha entusiasmato molto meno del libro di Moers, non che sarebbe stato così facile tenere testa; l'inizio è promettente , a metà libro iniziano a saltare un po' di nervi per la mancanza di azione, e la fine lascia un senso di insoddisfazione. Duecento pagine in meno avrebbero di sicuro migliorato il libro. Molte strizzate d'occhio al signore degli anelli, e fatte piuttosto male. Non è un brutto libro, ma sicuramente gli manca qualcosa per essere bello... fa parte di una trilogia e magari con i seguiti (il secondo, Eldest, mi è stato regalato il natale scorso) assumerà un significato diverso e riuscirò ad apprezzarlo di più, ed ecco formata l'ansia nei miei lettori, "gli piaceranno gli altri? cambierà idea?", non vi resta che tornare a leggermi nei mesi successivi.
Prendiamo una saga qualsiasi, la torre nera, finivo di leggere un libro e subito volevo correre al successivo, che non si trovava perché stevie se la voleva prendere comoda; con questa non sento quella frenesia incontrollabile di iniziare Eldest, tanto che ho già inframezzato tre libri e penso di leggerne ancora qualcun'altro prima di aprirlo.
William Blake - Visioni è un libro di poesie tradotto da Ungaretti. In realtà non so che dirvi del libro, mi è piaciuto e sicuramente non l'ho capito, come tutti i libri di poesie: mi prendono visceralmente ma mentre li leggo ho la netta sensazione che mi stia sfuggendo qualcosa, un significato più profondo che non so cogliere.
Visioni, e mai un titolo poteva essere più giustificato, è una raccolta di vari lavori di Blake, dai suoi primi abbozzi poetici alle illustrazioni per la Divina Commedia degli ultimi anni di vita. Si intuisce nelle sue poesie un senso di disagio e una profonda ispirazione religiosa, tutti i lavori sono ispirati dalle "visioni" che Blake ebbe per la prima volta all'età di 4 anni, in cui vide affacciarsi alla finestra Dio, fino a diventare abituali verso i 40 anni quando ebbe la visione del funerale di una fata: "Nel giardino apparve una processione di esserini che portavano il cadavere di una fata steso su una foglia, cantando la seppellirono e poi scomparvero".
The Complete Peanuts è una splendida edizione semestrale che raccoglie tutte le striscie del famosissimo lavoro di Charles Schulz. sono usciti i primi quattro volumi e io sono riuscito a comprare solo il primo (il quarto è andato regalato a mio cugino), se tutto va bene la pubblicazione dell'intera raccolta dovrebbe concludersi in una decina d'anni.
Nel primo volume, gli anni dal '50 al '52, scopriamo che il buon vecchio Charlie Brown non è sempre stato vecchio, si sta appena definendo il suo ruolo da eterno perdente, incapace di qualsiasi cattiveria e incompreso da tutti. Snoopy ha un ruolo ancora marginale, non è capace di pensare e non si sdraia sulla cuccia ed è il personaggio che più si è evoluto negli anni, alcune figure come Lucy e Schroeder sono appena nate e altre dovranno ancora arrivare (Linus, che in realtà c'è ma compare solo nelle ultime vignette, non parla e non ha coperta, e senza coperta non è Linus. Un altro è Pig Pen), altri invece spariranno (Shermy, Violet), forse perché già dalla nascita troppo deboli. Il tratto è ancora immaturo, completamente diverso da quello delle ultime che noi tutti conosciamo.
E' veramente bello vedere come i personaggi e il disegno si siano evoluti nel corso degli anni, e sono presenti alcune strisce epocali, come la prima volta in cui Schroeder suona il pianoforte o in cui Lucy sfila il pallone da rugby mentre Charlie Brown sta per calciare.
Il volo è un manhua, la versione cinese dei manga. Contiene due storie brevi che parlano essenzialmente di libertà; la seconda, ispirata a un racconto di asimov, è decisamente bella.